The boys next door & the birthday party - BIOGRAFIA
Melbourne: The Boys Next Door
Era la metà esatta degli anni 70 alla Caulfield Grammar School di Melbourne quando alcuni ragazzi decisero di metter su una band. Si trattava di Nick Cave, Mick Harvey, Phill Calvert, John Cochivera e Brett Purcell. Il gruppo si limitava a fare cover piuttosto dilettantesche di artisti che ammiravano, da Alice Cooper alla Alex Harvey Band, passando per David Bowie ed i Velvet Underground.
Nel 1976, quando i componenti del gruppo conseguirono il diploma di maturità, parte della band si sfaldò. Cochivera e Purcell lasciarono il gruppo ed il basso finì tra le mani di uno dei migliori amici di Cave: Tracy Pew. Fu qui che nacquero i Boys Next Door, con la precisa richiesta di Mick Harvey: basta con le cover, più spazio ai brani originali.
Le influenze della band cambiarono repentinamente, virando soprattutto sul punk di Stooges, Ramones, New York Dolls, Suicide e The Saints.
I primi concerti i quattro li tennero nell’Agosto del 1977, tra risse ed esibizioni piuttosto caotiche, dato che la maggior parte dei brani erano arrangiati per due chitarre, quelle di Harvey e Cochivera, quindi la band si trovò costretta a continuare ad eseguire delle covers.
Il destino volle che ad assistere ad uno di quei concerti ci fosse Rowland S. Howard, all’epoca anche lui in una band, gli Young Charlatans.
Nel Giugno 1978 i quattro Boys Next Door registrarono alcuni brani per l’etichetta Suicide, che fallì poco dopo. Nel Novembre dello stesso anno Rowland si unì alla band, dopo che i suoi Young Charlatans si erano ormai sciolti.
Nonostante il fallimento della Suicide, l’etichetta madre, la Mushroom Recors, era intenzionata a pubblicare lo stesso le registrazioni di Giugno, ma – dato che con l’ingresso di Rowland le cose erano molto cambiate – la band non credeva si trattasse di na grande idea. Alla fine ci fu un accordo con la label e la band registrò qualche ulteriore brano.
Quattro brani tratti da queste registrazioni del Gennaio 1979 e quattro tratti da quelle del Giugno 1978 andarono a comporre Door Door, uscito nel Maggio 1979. La band non ne era soddisfatta, infatti il disco non riusciva a replicare l’attitudine che il gruppo aveva dal vivo, nonostante le sessioni del 1979 con Tony Cohen come tecnico del suono fossero molto migliori delle precedenti.
Il gruppo tornò in studio nel Luglio del 1979, per registrare un EP per la Missing Link: Hee-Haw. E’ in questo lavoro che si riesce a catturare di più la vera essenza dei Boys Next Door, con la loro cattiveria e la loro potenza di suono.
Dopo l’EP i quattro si resero conto che la loro carriera australiana era giunta al capolinea e che, qualora avessero avuto intenzione di andare oltre, avrebbero dovuto fare il grande passo: partire per l’Europa.
Londra, per la precisione. Con l’arrivo in una nuova realtà, completamente diversa, Nick pensò bene anche di cambiare il nome alla band. Così, da un suo – peraltro errato – ricordo di una scena di Delitto e Castigo, nacquero i The Birthday Party.
Londra: The Birthday Party, Prayers On Fire
I primi mesi del 1980, a Londra, non furono affatto facili. I cinque componenti della band, con relative ragazze al seguito, finirono col vivere a lungo in appartamenti al limite del vivibile, con gli spazi vitali ridotti al minimo, al punto che lo stesso Rowland definì la partenza per londra come: “Ciò che ha creato e, allo stesso tempo, distrusse i Birthday Party”. Dopo otto concerti londinesi e tanta inattività, la band fece ritorno a Melbourne nel mese di Ottobre per scoprire che, grazie al loro “esilio”, erano diventati delle celebrità ed al loro primo concerto si presentò una folla enorme.
Nick, in tal senso, non mancò di sottolineare come fosse ridicolo che la band avesse bisogno di andar via per poter essere apprezzata.
Tra Dicembre e Gennaio dello stesso anno cominciarono le registrazioni di Prayers On Fire, quello che sarà il primo album a nome The Birthday Party. Il disco uscì nell’Aprile del 1981 per l’etichetta Inglese 4AD e fu accolto con recensioni molto positive.
Il lavoro era piuttosto eterogeneo e Nick stesso confermò come ogni brano fosse differente rispetto al resto. In Prayers On Fire, tra l’altro, c’è la prima collaborazione tra Nick ed Anita Lane, la sua fidanzata e musa, che l’aveva seguito anche in Inghilterra. Il sodalizio finisce su carta in A Dead Song.
Il primo singolo del disco fu Nick The Stripper, brano per cui venne girato anche un video dove s’inscenava una rappresentazione farsesca dell’inferno. Il video fu girato all’interno di una discarica vuota a Camberwell, vicino Melbourne. Le riprese si tennero la sera prima del ritorno del gruppo in Inghilterra, il che quindi trasformò il tutto in una folle festa d’addio.
Il video fu prodotto da Goldman ed English (The Rich Kids). Grazie a loro Nick ebbe modo di conoscere John Hillcoat, che si occupava del montaggio di Nick The Stripper, e col quale strinse un rapporto di forte amicizia. Inoltre Nick aveva anche apprezzato uno dei suoi primi lavori: Frank And Johnny.
La collaborazione tra Nick Cave e John Hillcoat resiste tutt’oggi con numerose collaborazioni.
Nonostante la stampa inglese provasse in qualunque modo ad etichettarli, la band continuava ad esprimere uno stile musicale decisamente originale, al punto da rendere Nick e Mick refrattari a qualsiasi accostamento. I due, infatti, reputavano il loro stile unico ed influenzato quasi unicamente da sé stessi. Ed effettivamente era vero.
In Aprile la band registrò un nuovo singolo Release The Bats. Il brano era molto accattivante, pur lasciando sempre spazio all’attitudine tipica dei Birthday Party. Durante le registrazioni di quel singolo, però, i rapporti tra la band e Phill Calvert cominciarono a deteriorarsi.
Nel mese di Settembre, nonostante in quei luoghi fossero praticamente sconosciuti, la band s’imbarcò per un mini-tour negli Stati Uniti. La prima data, il 17 dello stesso mese, fu all’Underground Union Square di New York e fu un concerto piuttosto folle. Davanti a pochissime persone, circa una decina, Mick, decisamente ubriaco, non riusciva a star dietro alla band e Nick scese tra il pubblico avvolgendo il filo del microfono attorno al collo di una donna urlandole “Esprimiti”.
I gestori del locale staccarono la corrente ed il concerto finì lì, con gente sconcertata e con conseguenze che misero in dubbio il loro prossimo concerto, al Ritz. Alla fine il concerto si tenne comunque ed un Nick Cave alquanto esaltato finì con sfiorare una rissa e prendere a testate il rullante della batteria. La band, però, quella sera suonò davvero bene ed infatti il concerto ricevette un buon numero di recensioni davvero positive.
Il terzo show del tour, sempre a New York, fu al Chase Park. Questa data è da ricordare perché tra il pubblico si trovava anche Lydia Lunch, che subito strinse un rapporto d’amicizia con la band che portò ad una collaborazione con Nick, con cui scrisse numerosi Atti Unici, alcuni dei quali presenti in King Ink Vol.I e, soprattutto, un sodalizio con Rowland S. Howard che sarebbe durato per molti anni.
L’ultimo show del tour si tenne a Chicago, davanti a ben 600 persone.
Londra: Junkyard
Quando fecero ritorno dagli States i Birthday Party erano diventati quasi una band di culto. La cosa, se da un lato poteva far piacere, dall’altro cominciava a provocare un certo fastidio nel gruppo, che non vedeva di buon occhio l’idea che potessero diventare troppo commerciali o, comunque, un fenomeno incapace di scatenare nuove emozioni.
Proprio su queste basi, non dopo aver affrontato un tour europeo, nacque l’album Junkyard. L’idea era quella di fare un disco diverso da Prayers On Fire, che alcuni di loro ritenevano troppo ben realizzato. Le parole che Nick disse al produttore Tony Cohen in merito all’album prima che venisse registrato furono: “Voglio un disco sporco, sudicio. Brutto, raschiante e con tanti acuti”.
L’album effettivamente sembra essere un successo sotto quel punto di vista, offrendo un sound duro e molto feroce. I testi di Nick, invece, cominciavano la maturazione che poi avrebbe condotto al suo unico stile di scrittura, tipico dell’era Bad Seeds. Cominciarono, infatti, a venire fuori numerosi personaggi dalla sua penna, personaggi spesso ispirati alle sue letture, con continui riferimenti culturali e religiosi. Molto ispirati in tal senso i testi di Dead Joe, scritto con Anita Lane, Hamlet (Pow, Pow, Pow) e Big Jesus Trash Can.
Le registrazioni di Junkyard portarono anche a far chiarezza sul presente e sul futuro della band. Per ciò che concerne il presente, infatti, era ormai chiaro come Phill Calvert non riuscisse più a star dietro alla band. Il gruppo cercava un sound piuttosto selvaggio, mentre Phill era per lo più un tecnico.
Oltre ai motivi tecnici, c’erano anche problemi personali con un po’ tutti i componenti del gruppo ed il passo da lì all’abbandono della band fu veramente breve. La batteria passò rapidamente nelle mani di Mick Harvey che, grazie alla sua duttilità, non ebbe problemi a sostituire Calvert.
Il futuro, invece, stava prendendo una strada più improntata sulla coppia Cave/Harvey, piuttosto che su quella che fino ad allora aveva caratterizzato la band, vale a dire il duo Cave/Howard. La cosa cominciò a diventare sempre più palese, rendendo i rapporti tra Nick e Rowland piuttosto tesi.
Ad aumentare la tensione tra i due ci fu l’inserimento all’interno dei concerti dei Birthday Party di alcuni momenti dove Lydia Lunch recitava le proprie poesie, coadiuvata dalle performances chitarristiche e dai feedback di Rowland, oltre che a delle registrazioni fornite dagli Einsturzende Neubauten.
Sia Nick che Mick non avevano un gran rapporto con la Lunch, ritenuta, stando alla stessa Lidya, “una zingara con veilletà d’artista, incapace di fare una cosa fatta bene”. Stando a quanto dichiarato da Mick Harvey, la presenza della Lunch come elemento “di disturbo” nella band fu una causa importante della fine del gruppo, anche se non l’unica.Diverse l’opinione della performer di New York, secondo cui i problemi principali erano legati al troppo ego presente tra le tre menti creative ed alla poca capacità di sfruttare il talento di Rowland.
Berlino: Blixa Bargeld, The Bad Seed
Fu proprio il tour del 1982 a preparare la strada per una svolta all’interno della band ed all’interno della vita dei protagonisti stessi. Gli incontri che avvennero in quei mesi avrebbero, poi, guidato le scelte e gli avvenimenti dei successivi 30 anni di carriera artistica di tutte le persone coinvolte.
Il 3 Giugno la band suonò in quel di Eindhoven, mettendo il punto di partenza per uno stretto legame con la loro band di supporto: i Die Haut. Batterista dei Die Haut è Thomas Wydler, futuro membro dei Bad Seeds, mentre il basso era impugnato da Christopher Dreher, che di lì a poco avrebbe stretto un legame molto importante con Nick stesso.
Il giorno dopo, 4 Giugno 1982, avvenne un altro incontro da segnare in rosso. Gudrun Gut della band Malaria! presentò Nick a Blixa Bargeld, mente degli Einsturzende Neubauten e suo futuro compagno per più di 25 anni con i Bad Seeds. Nick rimase folgorato dalla presenza e dallo stile di Bargeld ed il giorno dopo, quando in un albergo di Amsterdam sentì per la prima volta i Neubauten, non potè fare a meno di scrivere la propria opinione su ciò che tanto lo aveva colpito, mettendo giù il racconto Ricci Nell’Anima.
A quel punto la strada era ormai spianata, appena un mese dopo la band era già in viaggio. Destinazione: Berlino.
La capitale tedesca, all’inizio degli anni 80, era in puro fermento culturale. Nuovi movimenti artistici nascevano da un giorno all’altro, poco importa che si trattasse di musica, di pittura o cinema, molto importante era il fatto che spesso tali movimenti erano tra loro collegati, andando a creare un clima di collaborazione e creatività che, a differenza di Londra, lasciava molto poco spazio alla competitività cosa che Nick – e con lui il resto della band – sembrarono apprezzare particolarmente.
La band aveva la propria base presso un bar chiamato Risiko, nei pressi di Kreuzburg. Il nuovo clima che si era creato attorno a loro, fatto di positività ed iniezioni di fiducia, portò il gruppo a registrare uno dei loro lavori più riusciti. Registrato nel mese di Ottobre agli Hansa Studios, l’ep The Bad Seed – nonostante la tensione sempre più lampante tra Cave e Howard – risulta essere un disco molto maturo, poderoso e suonato con grande stile, così come in grande stile emergono i testi di Nick, sempre più propensi verso uno stile narrativo.
A The Bad Seed fece seguito un tour nel quale apparirono sempre più chiari i problemi di Nick. Problemi fisici dovuti alle droghe, all’alcool ed all’ininterrotta attavità concertistica, ma anche problemi strettamente legati all’attività artistica. Nick, infatti, non riusciva più a cogliere la scintilla nei Birthday Party e se ne stava stancando sempre di più.
Anche le recensioni della stampa furono molto positive e quando i Birthday Party arrivarono in Inghilterra per un mini-tour di 4 date furono intervistati da Chris Bohn di NME. Quell’intervista fu molto importante, fu in quel momento, infatti, che Nick parlò per la prima volta di Swampland, un romanzo che aveva iniziato a scrivere a casa di Jim Thirlwell, di cui era ospite, romanzo che poi sarebbe diventato E l’asina vide l’angelo.
Mutiny, The End
Nel Marzo del 1983 i Birthday Party firmarono un contratto con la Mute Records di Daniel Miller. Nonostante questo, però, l’aria all’interno del gruppo era sempre più irrespirabile. Mick Harvey non aveva troppo apprezzato la strada presa con alcuni degli ultimi brani della band, e fu il primo a parlare di un eventuale scioglimento. Sia Nick che Rowland erano sulla sua stessa lunghezza d’onda, diverso il discorso che riguardava Tracy Pew, che era un purista del rock n’ roll e che avrebbe anche apprezzato la strada verso il “successo controllato” che la band aveva davanti.
Nonostante questo la band decise di intraprendere la sfida di un ultimo tour negli Stati Uniti, mossi anche dal fatto che lì, il pubblico, era molto più genuino che in europa. Il tour partì il 24 Marzo da Boston e si concluse 10 Aprile a Washington.
Di ritorno da Berlino cominciarono le registrazioni di un nuovo EP: Mutiny! Dopo una prima settimana la band si ritrovo con un po’ di brani pronti all’uso, anche se le registrazioni erano state così snervanti da indurre Mick Harvey a rifiutarsi di prendere parte ad un tour australiano che sarebbe partito di lì a poco.
Prima che i tre restanti Birthday Party, vale a dire, Nick Cave, Rowland S. Howard e Tracy Pew, partissero per il tour in Oceania la band era ormai sciolta. Daniel Miller della Mute era già al corrente della situazione e fu piuttosto comprensivo, trovando un accordo sul completamento di Mutiny! Per il tour Australiano la band si avvalse della collaborazione del batterista Des Hefner.
Il tour si concluse il 9 Giugno e ad Agosto i Birthday Party si ritrovarono a Londra per completare Mutiny. Fu proprio ai Britannia Studios che ci fu una sorta di passaggio di consegne. Blixa Bargeld, impegnato in quel di Londra nella registrazione di un disco dei suoi Einsturzende Neubauten, passò a trovare i ragazzi in studio. Nick, sempre più convinto delle qualità uniche del tedesco gli propose di suonare nel brano Mutiny In Heaven, usando lo strumento e l’amplificatore di Rowland. Quest’ultimo, piccato, ripose la chitarra e lasciò lo studio.
Diverse sono le versioni in merito, secondo Rowland si trattò di un fraintendimento, ritenendosi convinto che le registrazioni fossero terminate. Quale fosse la realtà in merito è poco importante, fatto sta che Mutiny venne completato e venne messa la parola fine sulle vicende dei Birthday Party.
Epilogo
La fine dei Birthday Party era un evento ormai annunciato. Troppa tensione, troppi conflitti d’ego e le ormai troppo prevedibili reazioni di pubblico e stampa al cospetto dei loro dischi e dei loro concerti resero necessario il cambiamento. Il futuro dei membri della band, da lì in avanti, fu comunque decisamente positivo, almeno artisticamente.
Se si esclude Phil Calvert, la cui carriera musicale è stata piuttosto trascurabile, che ha concentrato i suoi maggiori impegni con gli australiani Blue Ruin, lo stesso si può dire – per motivi non strettamente imputabili alle sue qualità musicali – anche di Tracy Pew. Quest’ultimo, dopo alcune collaborazioni con i The Saints, Lydia Lunch e con Nick Cave stesso, nel 1986 perse la vita a causa delle ferite riportate al cranio dopo una caduta dovuta ad un attacco epilettico. Aveva 28 anni.
Nick Cave, già nel Settembre del 1983, cominciò a radunare musicisti per il suo primo album solista il cui titolo provvisorio era Nick Cave – Man or Myth. Il primo telefono a squillare fu proprio quello di Mick Harvey. Nonostante quest’ultimo fosse stato il primo a dare la spallata a ciò che restava dei Birthday Party, Nick aveva capito le sue ragioni e lo volle al suo fianco nella sua nuova band.
Ai due si unì rapidamente Blixa Bargeld, che si sarebbe occupato di suonare la chitarra, contrapponendo i suoi suoni non-convenzionali alla strada invece più lenta ed ordinaria che avrebbe dato Nick ai suoi brani.
Al basso, prima che i rapporti si deteriorassero piuttosto in fretta, c’era Jim Thirlwell, che venne presto sostituito da Barry Adamson che con Nick, Mick e Blixa avrebbe dato vita alla prima incarnazione di Nick Cave & The Bad Seeds che avrebbe dato vita a From Her To Eternity.
Come una sorta di collante che tiene insieme i pezzi, Mick Harvey fu fondamentale anche nel futuro di Rowland S. Howard. Quest’ultimo, infatti, dopo un periodo di pausa, cominciò a districarsi tra collaborazioni di ogni tipo. Nel 1987 si unì proprio a Mick, registrando due album con i Crime & The City Solution. In quegli anni numerose saranno le collaborazioni di Rowland: da segnalare in particolar modo quelle con Lydia Lunch, Nikki Sudden e Jeremy Gluck.
Nel 2000, sempre accompagnato da Mick Harvey, vedrà la luce il suo primo lavoro solista: Teenage Snuff Film. In bilico tra folk e noise, il disco è piuttosto cupo, sia per testi che per musiche, con le stilettate della chitarra di Rowland a tagliare in due le atmosfere più pesanti.
Il suo secondo album, Pop Crimes, arriverà nel 2009. Accompagnato da Mick Harvey e J.P. Shilo, il disco arriva dieci anni dopo il primo lavoro, anche a causa dell’avanzare di un cancro al fegato che, il 30 Dicembre dello stesso anno, avrà purtroppo la meglio.
Numerosi saranno gli attestati di stima e tributi in suo onore, non solo dai suoi ex compagni di band, ma da numerosi artisti che – a ragione – ricordano Rowland S. Howard come uno dei chitarristi più influenti della storia della musica rock, un po’ come i Birthday Party stessi, una band imprescindibile, il cui talento ed il cui approccio alla musica rimarrà indelebile.